Il nuovo piano sulla salute mentale accolto diversamente dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, che ne apprezza «l’inserimento della figura dello psicologo di base» e dall’Associazione unitaria psicologi di base, che lo considera un’occasione mancata
Gli psicologi hanno accolto in modo differente il Piano nazionale per la salute mentale 2025-2030 (Pansm) elaborato dal Tavolo tecnico istituito dal ministro della Salute Orazio Schillaci nell’aprile 2023.
Cosa prevede il nuovo Pansm
Il piano propone un nuovo modello di assistenza che integra servizi, figure professionali, istituzioni e famiglie, con un forte richiamo alla visione “One Health”, che considera la salute mentale parte integrante della salute generale e del benessere collettivo. Tra gli elementi centrali del Pansm, spicca l’attenzione agli adolescenti affetti da psicopatologie conclamate, per i quali sono previste équipe multiprofessionali di transizione che opereranno nella delicata fascia d’età tra i 14 e i 22 anni. Il documento introduce anche la figura dello psicologo di primo livello, incaricato della presa in carico di forme lievi e moderate di disagio psicologico, inserito nelle micro équipe territoriali, con l’obiettivo di intervenire precocemente e alleggerire il carico sui servizi specialistici. Il piano si propone inoltre di rafforzare la prevenzione e di promuovere il benessere psicologico già a partire dalla scuola, puntando su un’educazione emotiva e relazionale e sulla diffusione di stili di vita sani.
Cnop: «Bene inserimento psicologo di base nel Piano»
Il Cnop, il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, ha accolto positivamente
l’inserimento della figura dello psicologo di base che per la presidente Maria Antonietta Gulino rappresenta «un riconoscimento importante della centralità della salute psicologica all’interno del Servizio sanitario nazionale. È un passo decisivo verso la piena attuazione del diritto alla salute, che comprende anche la dimensione psicologica, come previsto dalla nostra Costituzione».
«Rendere stabile la presenza dello psicologo nei distretti e nelle case di comunità – prosegue la presidente del Cnop – significa garantire un accesso equo, continuativo e vicino ai cittadini. Vuol dire offrire ascolto, prevenzione e orientamento già nei primi segnali di disagio, prima che si cronicizzi o diventi emergenza.
Ora serve un’attuazione concreta, uniforme su tutto il territorio nazionale, fondata sulla qualità del servizio e sull’integrazione con le altre professioni sanitarie».
Il sindacato degli psicologi: «Piano salute mentale occasione persa»
Di diverso avviso Ivan Iacob, segretario generale nazionale dell’Aupi, il sindacato degli Psicologi italiani, secondo il quale «Il piano nazionale per la salute mentale 2025-2030 avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta, capace di intercettare i bisogni emergenti, orientare la programmazione dei servizi e valorizzare le competenze professionali. Tuttavia, la sua lettura restituisce un quadro confuso, anacronistico e distante dalle reali esigenze della collettività: un’occasione mancata».
«Nel piano lo psicologo – continua Iacob – viene collocato dentro la cornice della salute mentale intesa in senso clinico-psichiatrico, piuttosto che come professionista centrale nelle politiche di prevenzione e promozione della salute. Preoccupa, inoltre, la tendenza a richiamare il sistema sanitario, e in particolare le professioni psicologiche, a supporto del sistema giudiziario. Così facendo, si crea una pericolosa commistione tra ambiti diversi. Ancor più grave è il fatto che in questo processo vengano utilizzate risorse economiche e professionali del Servizio sanitario nazionale per affrontare problematiche di natura giudiziaria».
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