Al San Camillo riuniti specialisti provenienti da tutta Italia. Al centro del Congresso le possibilità terapeutiche del tumore primitivo del fegato, il downstaging e colangite biliare primitiva, in costante aumento
Oltre cento specialisti provenienti da tutta Italia hanno preso parte al The Hive Hotel di Roma al convegno nazionale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini “Target Fegato – Innovazione terapeutica e approccio integrato alle malattie del fegato”. L’appuntamento, organizzato da Strategie Comunicazione Srl con la direzione scientifica del Prof. Adriano Pellicelli e del Prof. Giuseppe M. Ettorre, rispettivamente direttore della UOC Malattie del Fegato e direttore della UOC Chirurgia Generale e dei Trapianti dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini. È stata una giornata di confronto sulle evoluzioni più attuali dell’epatologia clinica, dalle nuove strategie terapeutiche per il tumore primitivo del fegato alle patologie autoimmuni, fino all’impatto crescente dell’alcol sulle malattie epatiche. Focus sul grande problema dell’alcol, sempre più diffuso tra i giovani, con picco di ricoveri per epatite acuta e cirrosi alcolica.
Un cambio di paradigma nella gestione del tumore del fegato
L’apertura dei lavori – con la lectio della Rettrice della Sapienza, Prof.ssa Antonella Polimeni – ha posto l’accento sul ruolo decisivo dell’integrazione tra Università e ospedale nella formazione dei futuri specialisti. A seguire, il Direttore Generale del San Camillo Forlanini, Angelo Aliquò, ha ricordato come «il confronto tra chi studia e chi cura rappresenti un atto di responsabilità verso i pazienti e verso l’intero Servizio Sanitario Nazionale», sottolineando come occasioni come queste diventino «luoghi dove la competenza torna protagonista e la complessità viene affrontata attraverso il dialogo multidisciplinare».
Il Prof Pellicelli ha posto l’accento dell’importanza di questo incontro “Target Fegato” nel quale sono state discusse patologie epatiche che attualmente impattano negativamente sulla popolazione italiana come il problema della malattia dismetabolica del fegato, e la epatopatia alcolica, quest’ultima in aumento nella nostra popolazione anche giovanile.
Il Prof. Ettorre ha ribadito il valore del confronto trasversale tra tutte le specialità che ruotano intorno alle patologie epatiche, definendo Target Fegat «un appuntamento che consente di individuare le migliori strategie di cura e migliora la sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti affetti da tumore epatico, cirrosi o malattie biliari».
Alcol: l’emergenza silenziosa che colpisce sempre più giovani
Il San Camillo registra un aumento dei ricoveri per epatite acuta e cirrosi alcolica, che rappresentano oltre il 40% del totale dei ricoverati nella UOC Malattie del Fegato, con un impatto sempre più evidente sulle fasce giovanili. Tra il 2022 e il 2025 l’età media dei ricoverati si attesta sotto ai 60 anni con un importante aumento degli under 50, che rappresentano oltre il 14% dei ricoveri alcol-correlati nel quadriennio, con un picco del 22,4% nel 2025. E sebbene gli under 40 siano circa il 3% del totale, si assiste a un incremento di ricoveri nei giovani di 20-30 anni per epatite acuta alcolica che risulta essere più frequente rispetto al periodo pre COVID. L’analisi dei trapianti conferma la stessa tendenza: dal 2018 al 2024 la quota di interventi per cause alcoliche è raddoppiata dal 15–20% a circa il 40% e lo spartiacque risulta essere l’anno 2021. Nel solo 2024, su 106 trapianti, 48, quasi la metà, sono alcol-correlati.
«Circa il 40% dei ricoveri nel reparto UOC Malattie del Fegato è legato all’abuso di alcol – spiega il Prof. Pellicelli – e la pandemia, con isolamento e disturbi depressivi, ha probabilmente amplificato il consumo. Oggi un trapianto su tre è correlato alla cirrosi alcolica o ai tumori associati. Per questo è fondamentale investire in prevenzione e informazione nelle scuole, perché il binge drinking espone a epatiti acute severe alcoliche e, nei casi più gravi, alla necessità di un trapianto».
Il Prof. Ettorre ha evidenziato come il Centro Trapianti abbia già raggiunto circa 100 trapianti dall’inizio dell’anno. «Stiamo osservando – ha detto – un cambio nelle indicazioni: sempre più spesso riguardano pazienti giovani con problematiche legate a comportamenti a rischio o difficoltà sociali. A loro offriamo risposta immediata e un percorso altamente specializzato».
Nuove terapie e l’approccio del downstaging
Il congresso ha affrontato i segnali più innovativi nel trattamento del tumore primitivo del fegato, neoplasia che nel 90% dei casi insorge su cirrosi epatica. Grazie alle nuove terapie sistemiche, alle procedure di radiologia interventistica, all’immunoterapia e alla crescente integrazione con il trapianto, oggi è possibile offrire percorsi più efficaci e personalizzati. «Le informazioni aumentano in modo esponenziale, ma la sfida resta quella di tradurre i dati degli studi nella pratica quotidiana» ha osservato il Dott. Carlo Garufi, Direttore dell’Oncologia Medica del San Camillo.«“Stabilire se A è meglio di B non significa applicarlo a tutti in modo uniforme. Al centro deve rimanere sempre il singolo paziente».
Il tema del downstaging – la possibilità di riportare una neoplasia da stadi avanzati a condizioni trapiantabili o resecabili – è stato approfondito dal Dott. Valerio Giannelli, epatologo della UOC Malattie del Fegato, che ha spiegato come questo approccio stia cambiando il destino clinico di molti pazienti. «Il downstaging è la capacità di riportare indietro la malattia, permettendo a pazienti che fino a poco tempo fa avevano solo opzioni palliative di tornare a una prospettiva di cura. La differenza la fa una Liver Unit multidisciplinare come la nostra, dove epatologi, chirurghi, oncologi, radiologi interventisti, medici nucleari e anatomopatologi lavorano insieme e in modo coordinato».
Nel corso della giornata sono stati presentati i risultati di uno studio condotto dalla Liver Unit del San Camillo: grazie alla radioembolizzazione, il 25% dei pazienti inizialmente fuori dai criteri di trapiantabilità è stato riportato verso un percorso di trapianto, confermando il ruolo del Centro Trapianti dell’Azienda come uno dei maggiori in Italia per patologie oncologiche.
Colangite biliare primitiva: casi in crescita e nuove terapie disponibili
Ampio spazio è stato dedicato alla colangite biliare primitiva (CBP), patologia autoimmune dei dotti biliari che colpisce soprattutto donne (rapporto 4 a 1) e che, pur essendo classificata come rara (28 ogni 100mila), mostra un incremento costante. Al San Camillo, negli ultimi tre anni, i casi sono raddoppiati: dal 10% delle biopsie epatiche del 2023 al 22% del 2024. «Dopo anni di poche opzioni, da maggio 2025 è disponibile Elafibranor – spiega il Prof. Pellicelli – un farmaco innovativo inibitore del PPAR, somministrabile solo nei centri accreditati. Abbiamo già avviato diversi trattamenti con riscontri clinici molto incoraggianti». A breve potrebbe aggiungersi anche il Seladelpar, già approvato negli Stati Uniti e con parere positivo dell’EMA.
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