Annunciato come “rivoluzionario” dalla Federazione russa, il vaccino a mRna Enteromix contro il cancro sarà testato in Serbia, primo Paese europeo a partecipare alla sperimentazione. Ma la comunità scientifica internazionale invita alla prudenza: troppi gli interrogativi ancora aperti, a cominciare dai dati sull’efficacia e sulla sicurezza
di Elisabetta Turra
La notizia arriva da Belgrado: la Serbia sarà il primo Paese, dopo la Russia, a testare il nuovo vaccino oncologico Enteromix, sviluppato dall’Agenzia medica e biologica russa. A ufficializzarlo è stato il ministro per la Cooperazione economica Nenad Popović, dopo un incontro con una delegazione guidata da Aleksandr Ginzburg, direttore dell’Istituto Gamaleja – lo stesso che aveva creato il vaccino Sputnik – e da Andrej Karpin, direttore del Centro oncologico Gerzen. Il progetto, che rientra in un’intesa diretta tra Vladimir Putin e Aleksandar Vučić, prevede che una squadra di medici serbi si formi a Mosca e che, dal 2026, le prime dosi siano prodotte a Belgrado, presso l’Istituto Torlak.
Terapie personalizzate in sette giorni
Secondo quanto dichiarato dal ministro Popović, Enteromix sarebbe un vaccino terapeutico basato su RNA messaggero, destinato al trattamento del melanoma e di alcuni tumori polmonari. La sua particolarità starebbe nella personalizzazione: il materiale genetico del paziente verrebbe combinato con il tessuto tumorale per creare, grazie a modelli matematici e intelligenza artificiale, un vaccino “su misura” nel giro di una settimana. «È un approccio che apre prospettive enormi sul piano medico e sociale», ha affermato Popović, annunciando la costituzione di un gruppo di lavoro serbo-russo incaricato di sviluppare le infrastrutture necessarie.
I dubbi della comunità scientifica
Entusiasmo politico a parte, gli esperti internazionali restano prudenti. La sperimentazione umana del vaccino è iniziata solo a giugno, su 48 volontari, e non sono ancora stati pubblicati risultati peer-reviewed. Troppo poco, secondo molti oncologi, per parlare di “rivoluzione terapeutica”. Risuonano ancora, del resto, i precedenti del vaccino Sputnik, lanciato durante la pandemia di Covid-19 con grande clamore e poi accolto con scetticismo dalla comunità scientifica internazionale per la scarsità di dati trasparenti. Anche allora, la cosiddetta “diplomazia dei vaccini” aveva avvicinato Mosca e Belgrado, trasformando la scienza in uno strumento di politica estera.
Tra speranza e cautela
Che la ricerca sul cancro abbia bisogno di nuove strategie è un dato condiviso: l’uso dell’mRna apre strade promettenti anche in oncologia, come dimostrano i progetti europei e statunitensi in corso. Ma per molti scienziati, l’annuncio russo rischia di confondere l’innovazione con la propaganda. Come ha ricordato più volte l’Organizzazione mondiale della sanità, “ogni progresso scientifico richiede trasparenza, validazione indipendente e pubblicazione dei dati”. La speranza, dunque, resta accesa. Ma, per parlare davvero di svolta, serviranno prove, non solo promesse.
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