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Focus/ Obesità, cosa prevede la legge approvata in Parlamento


La legge che riconosce l’obesità come malattia cronica è un provvedimento unico al mondo che istituisce l’Osservatorio nazionale presso il ministero della Salute, prevede programmi di prevenzione e percorsi di cura integrati, e punta a ridurre stigma e disuguaglianze. Soddisfazione da parte di politica, comunità scientifica e associazioni di pazienti, che chiedono ora l’aggiornamento dei Lea e l’attivazione di interventi concreti sul territorio

di Elisabetta Turra

Con il voto definitivo del Senato, l’Italia diventa il primo Paese al mondo ad approvare una legge che riconosce formalmente l’obesità come malattia cronica. Una decisione storica che segna un cambio di paradigma: l’obesità non viene più letta soltanto come conseguenza di stili di vita errati, ma come una condizione complessa che richiede prevenzione, diagnosi precoce e cure multidisciplinari. La legge, oltre a definire linee di indirizzo nazionali, prevede campagne di sensibilizzazione, programmi educativi nelle scuole e percorsi di assistenza strutturati.

Obesità emergenza sanitaria e sociale

In Italia quasi un adulto su due è in sovrappeso e oltre cinque milioni di persone convivono con obesità. L’incidenza è in aumento anche tra bambini e adolescenti, con ripercussioni che accompagnano la vita adulta. Le conseguenze cliniche sono gravi: maggiore rischio di diabete, malattie cardiovascolari, tumori, problemi respiratori e articolari. Ma a pesare sono anche le ricadute sociali: lo stigma, la discriminazione, le difficoltà lavorative e il costo stimato in miliardi di euro per il Servizio Sanitario Nazionale.

L’Osservatorio nazionale

Uno dei cardini della legge è l’istituzione di un Osservatorio nazionale sull’obesità presso il ministero della Salute. Questo organismo avrà il compito di raccogliere dati, monitorare l’andamento epidemiologico, coordinare le strategie tra Regioni e proporre azioni di contrasto. L’obiettivo è garantire una governance unitaria e stabile, in grado di trasformare la prevenzione e la cura dell’obesità in una priorità della programmazione sanitaria.

La politica: «Una priorità nazionale»

Il primo firmatario della legge, l’onorevole Roberto Pella, ha parlato di «un’emergenza globale che il nostro Paese ha scelto di affrontare come priorità nazionale». Per il ministro della Salute, Orazio Schillaci, la norma è “un segno di civiltà” e apre la strada a nuove strategie di prevenzione, formazione e informazione dei cittadini. «Il riconoscimento legislativo – sottolinea – è un atto che restituisce dignità a milioni di persone e rafforza la credibilità del nostro sistema sanitario».

La comunità scientifica: «Un punto di non ritorno»

Il mondo medico e scientifico accoglie con entusiasmo l’approvazione della legge. Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), la definisce “un passo storico” che ora deve tradursi in azioni concrete nei territori, nelle scuole e nei centri di assistenza. Sulla stessa linea il presidente della Società italiana dell’obesità, Rocco Barazzoni, che considera la norma “un punto di non ritorno” e un’opportunità per allineare l’Italia alle strategie globali di salute pubblica promosse dall’OMS.

La voce dei pazienti: «Inizio di un percorso»

Entusiasmo ma anche realismo dalle associazioni di pazienti. “Non è un traguardo, ma l’inizio di un percorso”, dichiara Iris Zani, presidente di Amici obesi. Il riconoscimento normativo è un passo fondamentale, ma ora serve l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), insieme a percorsi terapeutici personalizzati e accessibili in tutte le Regioni. Solo così la legge potrà incidere davvero sulla vita quotidiana delle persone e ridurre le disuguaglianze territoriali.

Una sfida per il futuro

Il riconoscimento dell’obesità come malattia segna un cambio di prospettiva nella sanità pubblica italiana. Da oggi, prevenzione, presa in carico e sostegno ai pazienti diventano impegni istituzionali. Una sfida che richiede risorse, formazione, campagne di sensibilizzazione e una rete multidisciplinare che unisca medici di base, specialisti, dietisti, psicologi e servizi sociali. Perché l’obesità, da problema individuale, diventi finalmente una responsabilità collettiva di salute pubblica.

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