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Salute mentale, una settimana di “digiuno” dai social riduce ansia, insonnia e depressione tra i giovani

Lo studio americano rappresenta una delle analisi più complete sul rapporto tra social e benessere psicologico in questa fascia d’età. Dopo due settimane di osservazione, i giovani hanno scelto di aderire a una settimana di uso ridotto di Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok e X

Limitare in modo controllato l’uso dei social media per soli sette giorni può essere collegato a un calo significativo dei sintomi di ansia, depressione e insonnia tra i giovani adulti. A evidenziarlo è uno studio di coorte pubblicato su JAMA Network Open e coordinato da Elombe Calvert, che ha coinvolto 373 persone tra i 18 e i 24 anni negli Stati Uniti. La ricerca unisce monitoraggio digitale passivo via smartphone, questionari clinici e una settimana di pausa volontaria da cinque piattaforme social, offrendo una delle analisi più complete sul rapporto tra social e benessere psicologico in questa fascia d’età.

Il protocollo prevedeva due settimane iniziali di osservazione durante le quali i partecipanti hanno consentito la raccolta di dati oggettivi tramite i sensori del telefono e compilato valutazioni quotidiane sul loro stato emotivo e sul funzionamento personale. Al termine di questa fase, 295 giovani — circa il 79% del totale — hanno scelto di aderire a una settimana di uso ridotto di Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok e X, continuando parallelamente a fornire dati digitali e compilare questionari.

Il calo di ansia, depressione e insonnia

Chi ha deciso di partecipare alla detox non mostrava caratteristiche diverse, né demografiche né cliniche, rispetto a chi ha scelto di non farlo. I risultati indicano che la settimana di astinenza è stata associata a un calo medio del 16,1% nei punteggi di ansia, del 24,8% in quelli di depressione e del 14,5% in quelli relativi all’insonnia, misurati tramite strumenti clinici validati come GAD-7, PHQ-9 e Insomnia Severity Index. Sebbene i sintomi iniziali fossero per lo più minimi o lievi, la riduzione registrata è stata statisticamente significativa. Al contrario, i livelli di solitudine sono rimasti sostanzialmente invariati, suggerendo che una pausa breve non basta per modificare la percezione di isolamento sociale.

Lo studio ha messo a confronto dati oggettivi sull’uso dei social con valutazioni soggettive di utilizzo problematico, mostrando che la qualità dell’interazione e l’uso compulsivo sono più strettamente legati al benessere mentale rispetto al tempo totale trascorso sulle piattaforme. I ricercatori hanno utilizzato la digital phenotyping — che integra dati di mobilità, attività sullo schermo, comunicazioni e autovalutazioni in tempo reale — per analizzare in dettaglio il comportamento dei partecipanti durante il periodo di osservazione e la detox.

Ancora difficile quantificare i benefici del digiuno social

Nel corso della settimana di riduzione, il tempo passato sulle cinque piattaforme si è abbassato in modo netto, mentre gli altri cambiamenti nel comportamento quotidiano sono stati contenuti: solo lievi aumenti del tempo trascorso in casa e dell’uso complessivo dello smartphone, con forti differenze individuali. Non sono emerse variazioni significative nelle misure di mobilità o nell’umore riferito ogni giorno. Ciò suggerisce che i benefici psicologici derivino più dalla diminuzione dell’esposizione ai social che da modifiche evidenti dello stile di vita.

Gli autori sottolineano che lo studio non permette di stabilire un nesso causale definitivo e che non è chiaro per quanto tempo durino gli effetti osservati. Inoltre, il campione era composto in gran parte da studenti universitari con sintomi iniziali relativamente bassi, il che limita la possibilità di estendere i risultati ad altri gruppi. Anche il carattere volontario dell’adesione può aver attratto persone già motivate a cambiare il proprio rapporto con i social.

Nonostante questi limiti, la combinazione di dati oggettivi, misure dell’uso problematico e valutazioni cliniche rappresenta un progresso rispetto agli studi basati solo su autovalutazioni. Il lavoro suggerisce che interventi brevi e strutturati, come una settimana di uso ridotto dei social media, potrebbero diventare strumenti utili per promuovere la salute mentale dei giovani adulti, soprattutto in contesti universitari o nei servizi di base.

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