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Specializzazioni, assegnato solo il 75% dei contratti, precipita medicina di urgenza. Als e Anaao: “Subito tavolo interministeriale”

Il quadro sconfortante è stato tracciato da Als- Associazione liberi specializzandi e da Anaao giovani. «A nulla è valso la campagna-spot del ministero della Salute per sensibilizzare gli aspiranti specializzandi a scegliere medicina d’emergenza» spiegano, chiedendo un tavolo interministeriale con il mondo associativo, sindacale e accademico

«Concorso di specializzazione medica 2024, un disastro annunciato: il 25% dei contratti non sono stati assegnati. E crollano le assegnazioni di medicina d’urgenza per la quale è stata assegnata meno di 1 borsa su 3». È un quadro desolante quello che l’associazione Als e il sindacato Anaao giovani hanno tracciato sul concorso di specializzazione medica: le associazioni si dichiarano preoccupati e amareggiati per i risultati delle assegnazioni del concorso di quest’anno, «già ampiamente previsti e denunciati in anticipo più riprese».

I numeri del flop

Su 15.256 contratti statali e regionali a bando, infatti, «solo 11.392 (75%) è stato assegnato, numero destinato a diminuire vertiginosamente a causa delle centinaia di mancate effettive immatricolazioni». Continua, inoltre, la tendenza negativa per le cosiddette specializzazioni meno ambite, prima tra tutti la medicina d’emergenza-urgenza (30% dei contratti assegnati, 70% a vuoto dunque), oltre alle specialità di laboratorio (15% patologia e biochimica clinica, 11% microbiologia), anatomia patologica (47%) e radioterapia (18%). Analizzando più nel dettaglio le 36 scuole di specializzazione in medicina d’emergenza, il dato è impietoso: su 1.020 contratti banditi, è stato assegnato appunto solo il 30% (304 contratti)».

«Inutile la campagna del Ministero della Salute»

«A nulla è valso la campagna-spot del ministero della Salute per sensibilizzare gli aspiranti specializzandi a scegliere medicina d’emergenza. Una campagna ideata insieme ai professori universitari e non coinvolgendo le associazioni maggiormente rappresentative», sottolineano i giovani medici. Davanti a questi «dati incontrovertibili – aggiungono – la domanda che deve essere posta a tutti coloro che si occupano di politica sanitaria è: come risolviamo la cronica e pericolosa carenza di medici in branche come la medicina d’emergenza? Come realtà associative maggiormente rappresentative dei medici specializzandi, non abbiamo dubbi: l’unica soluzione è riformare la formazione medica post-laurea, archiviando l’impianto formativo attuale con un contratto di formazione/lavoro istituendo i learning hospital, con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato nel contratto nazionale di lavoro con retribuzione e responsabilità crescenti. Una soluzione che ‘stranamente’ non comporta un aumento di spesa, perché abolirebbe non il numero chiuso, ma la figura dei gettonisti, costati all’erario pubblico ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 al 2023, e aiuterebbe a risolvere le ormai incancrenite criticità dei pronto soccorso».

«Subito tavolo interministeriale»

Inoltre, secondo i giovani medici, «si dovrebbe evitare di bandire contratti in scuole in cui, qualsiasi siano le ragioni sottese, i contratti vengono abbandonati o non vengono attribuiti. In tal modo si potrebbe migliorare l’efficienza del sistema attuale, ma non si risolverebbe il problema alla radice». Occorre creare «in tempi rapidi – concludono Als e Anaao giovani – un tavolo interministeriale con il mondo associativo, sindacale e accademico, per rispondere rapidamente a questa domanda e predisporre tutte le opportune azioni legislative per contrastare una carenza che si sta irrimediabilmente ripercuotendo sulla qualità dell’erogazione del nostro Ssn. Da qualche mese è attivo un mini-gruppo di lavoro composto da soli membri del ministero dell’Università: abbiamo seri dubbi, non ce ne vogliate, che il mondo accademico abbia la volontà di riformare pienamente se stesso e non potrà che proporre modifiche legislative non risolutive e addirittura dannose, come ad esempio una riforma dell’ingresso in scuola di specializzazione per ritornare al concorso locale dove la meritocrazia era una chimera».

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