In occasione della Giornata mondiale, la Commissione d’Albo dei terapisti occupazionali di Roma e Provincia ricorda le radici e gli obiettivi della professione volta a migliorare la qualità di vita. Nel Lazio ha guadagnato sempre più spazio nelle strutture sanitarie regionali
Il prossimo 27 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Terapia Occupazionale, un evento annuale promosso dal 2010 dalla World Federation of Occupational Therapy (WFOT). Il tema di quest’anno, “Terapia occupazionale per tutti“, sottolinea l’importanza di rendere accessibile questa pratica ad una gamma sempre più vasta di persone inserendola nei vari contesti.
La terapia occupazionale: una professione in crescita che promuove l’autonomia
La terapia occupazionale, disciplina fondamentale nel campo della riabilitazione, si pone l’obiettivo di aiutare persone di ogni età, affette da patologie, croniche o acute, congenite o acquisite, o con disabilità intervenute a seguito di incidenti, a migliorare la loro autonomia nelle attività di vita quotidiana. Questo approccio terapeutico mira a potenziare le abilità funzionali dei pazienti attraverso attività significative, personalizzate in base alle loro esigenze specifiche. L’autonomia può essere raggiunta anche attraverso l’individuazione di ausili, strategie e/o modifiche ambientali, che rendono le attività più accessibili e semplici da svolgere.
Le radici della terapia occupazionale
Nonostante anche nell’antichità si fosse affacciata l’idea che l’occupazione in attività promuovesse il benessere, con riferimenti a pratiche simili già nell’Antica Grecia e Roma, le origini ufficiali della terapia occupazionale, come disciplina strutturata, risalgono al 1917.
In quell’anno negli Stati Uniti fu fondata la National Society for the Promotion of Occupational Therapy, oggi conosciuta come American Occupational Therapy Association (AOTA). Da allora, questa disciplina ha avuto un ruolo centrale nella riabilitazione fisica, psichica e sociale, contribuendo a migliorare la qualità della vita di milioni di persone nel mondo.
Nel 2012, l’AOTA ha definito la terapia occupazionale come una professione sanitaria incentrata sul cliente, con l’obiettivo di promuovere salute e benessere attraverso l’occupazione. I terapisti lavorano con individui e comunità per facilitare la partecipazione alle attività quotidiane, modificando, al bisogno, l’ambiente e/o le occupazioni stesse per sostenere una migliore partecipazione.
La terapia occupazionale in Italia: una professione in espansione
In Italia, il profilo professionale del terapista occupazionale è stato delineato il 17 gennaio 1997 con il Decreto Ministeriale n°136, che lo riconosce come operatore sanitario abilitato alla prevenzione, cura e riabilitazione di persone affette da malattie e disordini fisici o psichici, attraverso attività che spaziano dal gioco alle mansioni quotidiane. Oggi questa professione sta vivendo una fase di espansione importante collocandosi in nuovi contesti sanitari; non è più confinata nei tradizionali centri di riabilitazione, ma trova nuova collocazione in ospedali pubblici, centri di salute mentale e servizi di assistenza domiciliare.
Il tema di quest’anno, “Terapia occupazionale per tutti” riflette perfettamente questa tendenza: la professione mira a garantire che ogni individuo, indipendentemente dal contesto, possa accedere a interventi di riabilitazione personalizzati, volti a migliorare la qualità della vita. Questa crescita si sta concretizzando soprattutto grazie alle
numerose assunzioni nelle strutture sanitarie del SSN.
Regione Lazio, la terapia occupazionale conquista nuovi spazi
Negli ultimi mesi, la terapia occupazionale ha guadagnato sempre più spazio nelle strutture sanitarie della regione Lazio, a testimonianza della crescente importanza di questa professione all’interno dei servizi riabilitativi pubblici. Le ASL Roma 3, di Latina, di Viterbo e di Frosinone hanno inserito negli ultimi mesi numerosi terapisti occupazionali: in ospedale, in Unità Spinale e soprattutto a livello territoriale nei Centri di Salute Mentale (un settore che beneficia fortemente dell’approccio olistico e incentrato sul paziente dei terapisti occupazionali), nei CAD, nei TSMREE per potenziare i servizi offerti in ambito riabilitativo, integrando questa figura in un’ottica di prevenzione, cura e riabilitazione maggiormente appropriate e personalizzate.
Nonostante ci sia stata questa crescita del numero dei terapisti occupazionali nei servizi del SSN sul territorio, non sono ancora sufficienti a garantire servizi di terapia occupazionale per tutti. La WFOT, infatti, ha stimato la necessità di 75 terapisti occupazionali ogni 100mila abitanti a fronte degli 11,7 presenti nella Regione Lazio.
In un’epoca in cui si promuove l’inclusione sociale ed è tema centrale il diritto alla salute, l’evoluzione verso un processo di accesso universale alla terapia occupazionale diventa veramente imprescindibile.
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