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Manovra 2025, anche i Medici di Medicina generale chiedono più risorse. FIMMG: «Senza risposte pronti allo sciopero»

La Fimmg ribadisce la necessità di trovare 10 miliardi da investire sui professionisti della salute, ma soprattutto interventi di detassazione sulle indennità di quota variabile. Il sindacato chiede al Governo di lavorare anche sulla decontribuzione rispetto al personale assunto dai medici stessi

Più risorse per la medicina generale o sarà sciopero. Il più grande sindacato dei Medicina di Medicina Generale, la FIMMG, avverte il Governo in vista della prossima legge di Bilancio e chiede risorse per decontribuzione del personale assunto dai medici e nuovo ACN anche per rendere più attrattiva la professione. 

Scotti: «Subito 10 miliardi da investire sui professionisti sanitari» Medici di Medicina generale

«Siamo preoccupati per la mancanza di risorse che rischiano di mettere in ginocchio l’assistenza. Occorre che il ministero dell’Economia trovi risorse adeguate per il Fondo sanitario e metta in condizione la medicina generale di sostenere il carico assistenziale» sottolinea il segretario della Federazione dei medici di medicina generale Silvestro Scotti, che, in caso di mancate risposte prospetta «lo stato di agitazione, fino allo sciopero». 

La Fimmg ribadisce la necessità di trovare 10 miliardi da investire sui professionisti della salute, ma soprattutto interventi di detassazione sulle indennità di quota variabile. «Detassare la quota variabile del nostro stipendio che si riferisce a vaccinazioni, domiciliarità e screening – ricorda Scotti – significa incentivare il raggiungimento di obiettivi previsti dal Pnrr e dai Piani Sanitari Nazionali». 

Allo stesso modo, si chiede al Governo di lavorare sulla decontribuzione rispetto al personale assunto dai medici stessi, che aiuterebbe a porre un argine alla carenza di medici di famiglia. 

«Nei prossimi anni ne mancheranno più di 7mila. Quelli che restano devono poter contare su collaboratori amministrativi, operatori socio-sanitari e infermieri», evidenzia il sindacato. 

Altra questione che solleva malumori è la mancanza dell’Atto di indirizzo, indispensabile alla definizione dell’Accordo collettivo nazionale 2022-2024. «Chiudere entro l’anno – ricorda Scotti – servirebbe ad allineare gli stipendi dei medici al 2024, mentre siamo ancora al 2021». Votati ad assistere i cittadini sul territorio e gestire i malati cronici, i medici di famiglia si rivolgono al Mef e alla Conferenza delle Regioni. 

Ai primi di ottobre, il congresso nazionale Fimmg sarà il momento di tirare le somme. «Se non arriveranno risposte concrete – conclude Scotti – saremo pronti a proporre ai sindacati dell’area un’intesa per realizzare proteste e manifestazioni congiunte».

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