
Il sindacato SNAMI denuncia che “il medico di famiglia sta diventando un semplice ingranaggio amministrativo” e che il “ruolo unico equivale alla fine della medicina territoriale”. Il sindacato fa sapere che nel giorno dello sciopero la categoria garantirà le prestazioni indispensabili
Medici di famiglia sul piede di guerra. Il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) è il primo a proclamare lo sciopero nazionale per la giornata di mercoledì 5 novembre, mentre le altre sigle (FIMMG e SMI) per ora non lo seguono.
«Svalutata la medicina territoriale»
Al centro della protesta la svalutazione della medicina territoriale, la mancata tutela a genitorialità ed esigenze familiari, mancanza di programmazione e specializzazione universitaria, barriere burocratiche.
Gli orari e le modalità dello sciopero SNAMI
In una nota indirizzata alle istituzioni, Snami ne delinea le modalità indicando gli orari di astensione per i vari settori professionali: medici di medicina generale del settore del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta (8-20); medici di medicina generale del settore del ruolo unico di assistenza primaria ad attività oraria (20-24); medici di emergenza sanitaria territoriale (00.01-23.59); medici di medicina dei servizi territoriali (8-20); medici di medicina generale di assistenza negli istituti penitenziari (00.01-23.59). Per ognuno di questi, la categoria garantirà le prestazioni indispensabili nel rispetto della normativa vigente.
Il ruolo unico “equivale alla fine della medicina territoriale”, evidenzia il sindacato, secondo cui il medico di famiglia “sta diventando un semplice ingranaggio amministrativo”.
Tra le richieste la tutela della genitorialità
Per quanto riguarda la tutela della genitorialità, Snami chiede “regole più giuste, congedi reali, sostituzioni garantite e strumenti di flessibilità che permettano ai medici di diventare genitori senza rinunciare alla propria vocazione”. Da anni, poi “manca una visione formativa e organizzativa per la medicina generale”, rendendo indispensabile “una programmazione seria, che investa sulle nuove generazioni” e la riconosca “come specializzazione clinica di base del Ssn”. Infine, la tecnologia, conclude la nota, deve essere “uno strumento al servizio della cura, non una barriera tra medico e paziente”. Oggi “siamo ostaggio di disservizi informatici, codici, referti cartacei e pratiche burocratiche inutili che sottraggono tempo alla visita, all’ascolto e alla prevenzione”, ed è quindi fondamentale “una digitalizzazione intelligente e interoperabile, non un labirinto burocratico che toglie dignità al lavoro del medico e genera sfiducia nei cittadini”.
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