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Medicina generale, anche lo SMI critica la manovra: «Quattro milioni di cittadini italiani senza medico di famiglia, fare di più»

Il Segretario generale del Sindacato Medici italiani Pina Onotri chiede «misure per sburocratizzare la medicina generale, valorizzare la telemedicina per le visite a distanza e l’autocertificazione dei primi tre giorni di malattia»

I sindacati di medicina generale continuano a manifestare insoddisfazione per le risorse destinate al settore nella legge di Bilancio 2025. Dopo la FIMMG anche SMI, Sindacato Medici Italiani, spiega le sue ragioni: «La Legge di bilancio 2025, che arriverà in questi giorni in Parlamento, per l’avvio della sua discussione, non ci sembra che indichi risposte efficaci per il rilancio della sanità pubblica, né per sopperire alla carenza di medici sempre di meno negli ospedali così come sul territorio. Ci sono solo briciole per la medicina generale. Queste carenze ledono il diritto alla Salute dei cittadini soprattutto di quelli residenti nelle aree più svantaggiate della penisola» spiega Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi). 

«Auspichiamo che la Legge di bilancio 2025 preveda per il nuovo Accordo collettivo nazionale di medicina generale risorse importanti. Quattro milioni di cittadini italiani sono senza medico di famiglia, mentre vanno deserte molte assegnazioni di borse di studio per la medicina generale ed è forte il disagio dei giovani medici specializzandi che sono sottopagati rispetto ai loro colleghi europei. Lavoreremo affinché in Parlamento si possano apportare miglioramenti per quanto riguarda misure per sburocratizzare la medicina generale, valorizzare la telemedicina per le visite a distanza e l’autocertificazione dei primi tre giorni di malattia; queste sono misure che migliorerebbero di molto le condizioni di lavoro dei medici di famiglia». 

«Bisogna interrompere la tendenza al ribasso per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica in percentuale del Pil. Nel 2023 in Italia la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del PIL, un valore ben al di sotto sia della media Ocse del 6,9% che della media europea del 6,8%», conclude il segretario generale del Sindacato medici italiani.

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