La riforma dei test di Medicina che avrebbe dovuto superare il numero chiuso nella facoltà di Medicina si sta rivelando, secondo studenti, sindacati e Ordini professionali, un meccanismo più complesso e più ingiusto del precedente. Il semestre filtro, introdotto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, mostra già tutte le sue crepe: percentuali di bocciature elevate, disorganizzazione, ricorsi annunciati e proteste crescenti in tutta Italia. Bernini: «Basta allarmismi»
di Elisabetta Turra
Nelle intenzioni del governo, il semestre filtro avrebbe dovuto inaugurare una nuova stagione per l’accesso a Medicina: più inclusiva, più moderna, più equa. Una selezione “spalmata” nei mesi, per permettere agli studenti di misurarsi con la didattica universitaria prima di essere valutati. A poche settimane dal debutto, però, il quadro che emerge è radicalmente diverso. La riforma viene percepita come una selezione rinviata e più ansiogena, con un impatto psicologico e logistico rilevante per decine di migliaia di giovani.
In pochi superano i primi test di Medicina: la tagliola di fisica
I dati raccolti dal portale Testbusters confermano le difficoltà. Per i primi esami del semestre filtro, promosso poco meno del 20% degli iscritti, la prova più critica è stata quella di Fisica, superata solo dal 10% dei candidati. Chimica e Biologia registrano rispettivamente poco meno del 20% e poco più del 20% di idonei. I punteggi ottenuti saranno utilizzati per calcolare le graduatorie nazionali, necessarie per accedere al secondo semestre di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Per superare ciascuna prova è richiesto un minimo di 18 punti su 30. Il prossimo appello è previsto per il 10 dicembre, con prove di pari difficoltà, e gli studenti avranno 48 ore per confermare il voto o ripetere l’esame.
Protesta e ansia tra gli studenti
Già nel giorno della prima prova scritta, l’Udu ha manifestato davanti alla Sapienza con cartelli eloquenti: “Il semestre filtro nuoce alla salute”. Un presidio contemporaneo davanti al Ministero annunciava ricorsi per ogni persona non ammessa. Secondo il sindacato studentesco, la riforma Bernini ha “negato il diritto allo studio”, generando un sistema che “esclude, posticipa la selezione e crea un carico psicologico insostenibile”. Le tensioni emergono anche dalle dichiarazioni politiche. Matteo Renzi parla di “ennesimo fallimento del governo”, mentre il Partito Democratico definisce il semestre filtro un “flop clamoroso”, citando aule insufficienti, didattica mista obbligata e ricorso a corsi privati costosi
La posizione del Ministro Bernini
Prova a spegnere la polemica il Ministro dell’Università Anna Maria Bernini che dice “basta allarmismi”, sottolineando che «siamo solo al primo tempo di un sistema che dà agli studenti tre opportunità». Il 10 dicembre ci sarà un secondo appello e, a fine semestre, saranno valutati i posti disponibili nella graduatoria nazionale. «Tutto è perfettibile – aggiunge Bernini – a fine febbraio faremo le valutazioni e cambieremo quello che è necessario».
Allarme dagli Ordini professionali
Duro il commento dell’Ordine dei Medici di Napoli. Bruno Zuccarelli, presidente, avverte che «il nuovo sistema basato sul semestre filtro sta solo peggiorando le cose». Gli esiti nazionali mostrano percentuali di bocciature altissime, soprattutto in Fisica, e il rischio concreto che a gennaio il numero di studenti ammessi sia inferiore ai posti disponibili. «Il problema non è la selezione, legittima e doverosa, ma il modo in cui viene realizzata – spiega Zuccarelli –: sbilanciata su discipline come Fisica, premia chi proviene da contesti scolastici più forti, riducendo il futuro fabbisogno di medici in regioni come la Campania».
Irregolarità e ricorsi
Il 20 novembre è esploso il caso delle fotografie delle prove finite online. Il Ministero ha precisato che non ci sarà una ripetizione generale, ma verifiche individuali e possibili annullamenti. L’Udu ha annunciato un ricorso collettivo, denunciando “successione di errori e disorganizzazione” e raccogliendo segnalazioni per costruire un dossier nazionale.
Dopo i presidi di novembre e dicembre, gli studenti preparano nuove azioni e intendono portare la discussione nelle aule parlamentari attraverso una campagna nazionale. Un semestre nato per garantire “più opportunità” rischia così di diventare il simbolo di una stagione mancata. La richiesta resta chiara: una riforma vera, costruita con chi l’università la vive ogni giorno.
Rimani aggiornato su www.vocesanità.it



